La proprietà della Fondazione si estende su una superficie di oltre 50 ettari sul versante sinistro del torrente Diebra, affacciata verso mezzogiorno; è delimitata sud dal torrente e, a nord, dal dosso del Monte Colletto (in prossimità della frazione di Monte di Nese). È un territorio esteso, prevalentemente boschivo, tassello indistinguibile del paesaggio boschivo che connota lo scenario della valle del Diebra nel lungo tratto che, superate le ultime case del centro urbano di Nese, conduce fino a Monte di Nese (dove la strada si attesta).
In questo scenario naturaliforme spicca, appena superato il centro urbano, l’elegante villa del Belvedere, a mezza costa, annunciata dagli ampi prati terrazzati che scendono fino alla strada che fiancheggia il torrente. Il bosco, i prati terrazzati, la villa con gli annessi agricoli: sono storicamente elementi costitutivi del paesaggio della valle, di cui oggi si fatica a comprendere i legami reciproci. La villa è da sempre il fulcro funzionale e simbolico della proprietà: centro di governo del bosco, fino a pochi decenni fa governato, appunto, “a ceduo” (e quindi periodicamente tagliato per sfruttarne economicamente il legname, ma ora in evoluzione verso forme più naturali) e centro di conduzione delle attività agricole e di allevamento svolte sugli estesi terrazzamenti bene esposti a mezzogiorno. Agli inizi dell’Ottocento il complesso Belvedere Alto – Belvedino, è censita come “casa e corte masserizia e di villeggiatura”; annesso alla villa era censito un “prato con frutti”, mentre i terreni circostanti risultavano “moronati” (ossia con alberi da gelso, necessari alla bachicoltura) e con alberi da frutto. Una ricchezza di usi e un paesaggio “mutevole” (il taglio periodico di porzioni più o meno estese del bosco, l’avvicendarsi delle colture ecc.) che hanno connotato il territorio della valle per secoli. Solo negli ultimi decenni lo sfruttamento agricolo e forestale è venuto meno, per la sempre minore sostenibilità economica delle attività agricole nel quadro dei profondi cambiamenti intervenuti nell’agricoltura moderna, e con esso il “vivace” paesaggio agrario, lasciando il posto ad un paesaggio più semplice, espressione dell’evoluzione della proprietà verso una forma di residenza altoborghese, di grande eleganza e che ha conservato la coerenza d’insieme degli elementi che da sempre lo costituiscono.